La Germania ha sospeso ieri la certificazione del Pipeline Northstream: la tragica vicenda Ucraina sarà generatrice di inflazione in Europa, con un’inflazione che supera già il 5%.
La nuova pagina di relazioni internazionali che Putin apre in Europa, sperando in nuovo asse mondiale con la Cina, apre uno scenario di rallentamento fortissimo dell’economia in Europa, se non di recessione.
Questo non concerne gli Stati Uniti, che sono implicati dal punto di vista militare e diplomatico, ma non economico: l’esposizione alla Russia dell’S&P500 è dello 0.1%: Wall Street guarda più alla Tech che alla guerra alle porte dell’Europa.
Dalla Russia arrivano minacce, ma dalla Cina possono arrivare opportunità.
Paralizzata dalla sua politica “zero-CoVid”, il Partito Comunista Cinese vive nella paura permanente che un’ondata pandemica danneggi internamente l’immagine di un Paese che è riuscito prima degli altri a sconfiggere il virus. Di conseguenza, le industrie di esportazione sono ripartite fortemente, ma il tessuto industriale che produce per la domanda interna e i servizi non riescono ad accelerare: i PMI Caixin di gennaio sono appena al di sopra della soglia del 50, che significa espansione.
In aggiunta, il settore immobiliare stenta ancora a riprendersi dall’improvviso inasprimento delle regole prudenziali di inizio 2021.
Tutti i promotori sono in grande difficoltà finanziarie, come Evergrande, sotto la tutela statale dallo scorso novembre, o i suoi concorrenti Fantasia o Kaisa.
Tuttavia, tutta una serie di altri dati disegnano un percorso molto positivo per l’economia mondiale: la Cina può tornare a tirare la crescita di tutti gli altri, come prima del Covid. Le pressioni inflazionistiche si stanno chiaramente attenuando: a gennaio, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato solo dello 0,9% su base annua, rispetto all’1,5% del mese precedente. Anche i prezzi alla produzione stanno rallentando dal 10.3% (anno su anno) di dicembre 2021 al 9,1% di gennaio.
Questo consente alle autorità di prendere in considerazione uno stimolo al credito e un allentamento della politica monetaria poiché la PBOC, la banca centrale cinese, è stata la più cauta di tutte le Banche Centrali durante la pandemia, rifiutandosi di iniettare liquidità per centinaia di miliardi nel sistema finanziario. Di conseguenza la somma dei prestiti bancari e non bancari concessi in Cina nel gennaio 2022 è balzato oltre i sei triliardi di yuan, il più alto in più di cinque anni. Inoltre, lo Yuan, a 6,33 per dollaro, rimane al suo massimo da luglio 2018, il che lascia spazio per allentare le condizioni monetarie e rafforzare gli effetti dello stimolo al credito.
Il nostro indicatore proprietario di condizioni finanziarie ha interrotto la sua discesa, e rappresenta un indicatore avanzato di 6 mesi dell’andamento del PIL Cinese.
Fonti: Montpensier Finance / Bloomberg al 18/02/2022
Questo piano di rilancio è molto importante per il Paese, che altrimenti non potrebbe raggiungere il 5% di crescita necessario per assorbire occupazione non-agricola che l’esodo rurale continua a generare ogni anno, inarrestabile.Minacce dalla Russia, opportunità dalla Cina.